Quante volte in estate ci siamo detti “andiamo sul Passo a prendere il fresco”? Con le temperature che continuano ad alzarsi e l’afa che avvolge anche le cime dei nostri Appennini questa domanda sta perdendo il suo senso. Intanto, le piogge torrenziali dell’anno scorso hanno reso evidente il dissesto idrogeologico dei versanti e, per contro, l’assenza di neve e l’aridità estiva minano la stabilità delle falde acquifere e degli ecosistemi agricoli e forestali. Lontano dai riflettori, i territori montani rischiano ancora una volta di essere quelli che pagheranno il prezzo maggiore della crisi climatica.
Dietro alla narrazione della migrazione climatica verso le terre alte, si nasconde quindi un non detto, una semplificazione, una spinta che rischia di innescare meccanismi estrattivi e gentrificanti, lasciando indietro le comunità e la tutela del territorio.
Affinché gli Appennini siano laboratorio di sperimentazione di nuovi modelli socio-economici in grado di rispondere alle sfide della crisi climatica, è necessario abitare la complessità, farsi portatori di un messaggio che tenga insieme la montagna e la valle, l’essere umano e la natura, lo sviluppo e la giustizia sociale.
Quest’anno il Festival Foglia Tonda è dedicato a questi temi, ai fili che legano gli Appennini alla crisi climatica. Arte, musica e parole per cercare insieme una via di uscita.